La cardiopatia ischemica nelle sue varie manifestazioni cliniche (Infarto acuto del miocardio, cardiopatia ischemica cronica e scompenso cardiaco postinfartuale ) è nel complesso la prima causa di morte nelle persone adulte in molti paesi occidentali.
Il quadro clinico più drammatico e pericoloso è rappresentato dall’infarto del miocardio, evento legato quasi sempre alla occlusione repentina di uno dei tre rami principali delle arterie coronarie. Tutti sappiamo come l’infarto del miocardio sia una condizione pericolosa per la vita sia nell’immediato che per le sue conseguenze nel tempo, ma oggi possiamo dire che la prevenzione e le cure avanzate e tempestive (il fattore tempo nelle reti ospedaliere è fondamentale in questi casi) ne hanno modificato favorevolmente la storia naturale e in alcuni gruppi anche l’incidenza, tanto che una percentuale molto più alta di persone che vengono ricoverate nelle terapie intensive cardiologiche sopravvivono e con salute residua migliore.
Tuttavia chi viene colpito da infarto spesso presenta sviluppa un danno cardiaco permanente di varia entità e rimane esposto a un rischio molto alto di nuovi episodi analoghi. Inoltre gli esiti di un infarto possono determinare patologie cardiache secondarie come scompenso cardiaco e aritmie potenzialmente minacciose per la vita.
Per tutti questi motivi rimane fondamentale e irrinunciabile, soprattutto nelle donne e negli uomini che hanno uno o più fattori di rischio cardiovascolare (diabete, ipertensione, ipercolesterolemia, fumo, familiarità e altri), eseguire una prevenzione primaria della cardiopatia ischemica mediante controlli clinici e strumentali periodici e osservare una scrupolosa attenzione ai consigli medici.
Per chi è purtroppo già affetto da cardiopatia ischemica è fondamentale un follow-up clinico specialistico periodico e scrupoloso, rivalutando la terapia, lo stile di vita e tenendo sotto stretto controllo i fattori di rischio, eseguendo i controlli strumentali ed ematochimici necessari, al fine di evitare recidive e modulare al meglio un quadro clinico secondario (cardiopatia ischemica cronica, aritmie, scompenso cardiaco), migliorarando sia la qualità che l’aspettativa di vita.
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